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Capolavori da scoprire
dal 23 Maggio 2009 al 24 Maggio 2009 - Segnalato da Lucia Calabrese info:
Casino dell’Aurora Palazzo Pallavicini – Via XXIV Maggio, 43
Sabato 23 e domenica 24 maggio 2009 ore 10:00 – 19:00
ingresso libero
Al Casino dell’Aurora Pallavicini, il 23 e il 24 maggio dalle 10:00 alle 19:00, sotto l’affresco di Guido Reni si potranno ammirare due splendide opere.
Lorenzo Lotto, “La lussuria scacciata dalla castità”. La tela è firmata in basso a destra “Laurentius Lotus” e può datarsi intorno al 1530, soprattutto per il confronto con l’ “Annunciazione” della chiesa di Santa Maria sopra Mercati di recanati (1527). Il soggetto è un’allegoria della Castità (simboleggiata dalla presenza dell’ermellino) che scaccia la Lussuria. Neanche la critica più recente tuttavia ha approfondito l’iconografia di questo dipinto che resta un “unicum” nella produzione di Lotto. L’opera è entrata a far parte della collezione Pallavicini all’inizio dell’ Ottocento e da allora è sempre stata oggetto di studio per la sua singolarità, sia per il confronto stilistico con la restante produzione di Lotto sia per il tema trattato. La “Lussuria” Pallavicini nasconde anche diverse allusioni erotiche, prive tuttavia di ogni sensualità: siamo di fronte a un soggetto laico estremamente raro nella produzione lottesca. Qualcuno ritiene che il dipinto sia stato commissionato per farne un dono di nozze: ipotesi accettabile in quanto il soggetto, la “Castità” deve esse la dote principale di una giovane sposa.
Guido Reni, “Mosè con le tavole della legge”. L’opera restaurata grazie all’interesse dell’A.D.S.I. – Sezione Lazio e al contributo di Chopard raffigura il patriarca Mosè dopo la sua discesa dal monte Sinai. Il dipinto è documentato nella collezione Borghese dal 1657 e probabilmente faceva già parte delle opere raccolte dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, grande estimatore dell’artista bolognese e forse committente del dipinto. L’esposizione di questa opera all’interno della cornice del Casino dell’Aurora, si presenta come una testimonianza appropriata di quella profonda stima esistente tra il committente e l’artista. Il cardinale, fu infatti proprietario del giardino di Montecavallo per pochi anni e quando nel 1616 vendette l’area con il casino del palazzo, Reni aveva già realizzato il suo capolavoro, celebrazione del Cardinale e della sua famiglia. Attraverso il restauro, realizzato da Carlo Giantomassi e Donatella Zari e diretto da Anna Coliva, si è potuta recuperare una lettura più nitida del dipinto, danneggiato in parte da un antico intervento che ha compromesso zone di superficie pittorica.
È ora quindi possibile osservare con maggiore chiarezza il viso rugoso e la folta barba del patriarca, messi in evidenza dall’uso della luce proveniente da sinistra, accentuando la drammaticità della scena con una forza ed una vitalità di matrice carraccesca.La datazione del dipinto della Galleria Borghese è variamente assegnata dagli studiosi e oscilla tra il primo decennio del XVII secolo e il 1624-25.