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“Sacco o Vanzetti”

il 23 Aprile 2009 - Segnalato da Ultracommunication
|

info:
Rising Love.
Via delle conce 14 (Testaccio)
Giovedi 23 Aprile - ore 19.00

" sacco " KENTO
SACCO O VANZETTI: IL VIDEOCLIP
Regia di Elena Fiorenzani

Uno spazio semiabbandonato in bilico tra il carcere e il centro sociale. È il luogo in cui si aggirano le presenze di coloro che presero parte a quel balletto macabro che si consumò negli anni ’20 e che portò alla morte sulla sedia elettrica due innocenti perché anarchici, perché italiani, perché immigrati: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Il rapper calabrese Kento, ispirandosi a questa vicenda e agli omaggi che tutte le forme d’arte hanno tributato a Nick e Bart, ha posto l’attenzione sulle loro differenze nell’affrontare il destino condiviso:
“Puoi scegliere di rifiutare del tutto ciò che non puoi affrontare, di sputare con disprezzo su quel muro e poi voltargli le spalle. O puoi scegliere di combattere fino alla fine, di prenderlo a martellate anche se sai che non potrai mai abbatterlo o scalfirlo. Ai giudici che – comunque e in ogni caso - ti condanneranno puoi opporre la tua dialettica più veemente. O semplicemente il silenzio. Puoi assomigliare a Nicola Sacco, o a Bartolomeo Vanzetti. Puoi renderti conto che, in vari momenti della tua vita, sei stato uno dei due e che, in fondo al tuo essere, convivono entrambi” (Kento).

Partendo da questa premessa la regista Elena Fiorenzani ha realizzato un videoclip in cui Kento si fa interprete di entrambe le istanze: da un lato Kento/Vanzetti carcerato ma ancora vivo in carne e ossa, che tenta disperatamente di resistere alla manipolazione della realtà combattendo con la parola, unico mezzo rimasto a sua disposizione; dall’altro Kento/Sacco, interamente bianco, già fantasma di se stesso prima ancora di essere giustiziato, che rifiuta il confronto con un giudizio già scritto chiudendosi in una sorta di ostinato mutismo.

Il videoclip è strutturato in una forma in cui passato e presente convivono in un gioco di visioni e rimandi.
Se infatti da un lato si mantengono dei riferimenti storici (trucco e costumi), dall’altro la vicenda è attualizzata attraverso la scelta della location (il centro sociale Forte Prenestino di Roma) e la sottolineatura registica della drammatica attualità del caso, nel contesto espressivo contemporaneo del rap di Kento.

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