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Epiphanie

dal 28 Marzo 2009 al 28 Aprile 2009 - Segnalato da Tiziana Di Bartolomeo
|

info:
Biblioteca Elsa Morante
via Adolfo Cozza, 7 (Ostia)
dal 28 marzo al 28 aprile
lun. mar. mer. 9-13 / 15-19
gio. ven. 9-19. sab. 9-13
Ingresso libero
06 45460481
Vernissage h 11.00

lun. mar. mer. 9-13 / 15-19. gio. ven. 9-19. sab. 9-13
Ingresso libero
ufficiostampa@espressionidarte.it
http://www.espressionidarte.it
sebastianomessina@yahoo.it

e Messina si è spinto nei territori del simbolo con fotografie in cui l’immaginario si manifesta nella scelta di figure ieratiche e inquietanti, plastiche e spesso intrise di un esoterismo onirico

… …fare una fotografia è un gesto di consapevolezza, direi anche di responsabilità. Nell’istante in cui premiamo il pulsante della macchina, qualunque foto stiamo per fare, ci prendiamo una grossa responsabilità, scegliendo di “storicizzare” una forma del creato anziché un’altra o un’altra ancora. E questo è ancora più valido se consideriamo che la fotografia non fornisce una immagine impersonale del mondo, quantunque presa dalla realtà, ma una opinione di esso. A maggior ragione una foto paradossalmente può dire più su chi la fa che su chi ci si trova dentro.
Sebastiano Messina questa responsabilità se l’è sempre presa. Già dagli anni ’80, dalle serie su Pasolini fino ai lavori in cui reinterpretava gli anni della contestazione, ha sempre esibito un impegno contenutistico e formale di alto livello, del quale non era possibile dubitare neppure quando intonazioni di stampo surrealista hanno fatto irruzione nei suoi lavori.
Messina è ormai approdato ad una visione scarna ed essenziale, che non concede nulla alle mode ed anzi si distacca costantemente dalle tendenze chiassose di tanta produzione contemporanea. Sostenitore di uno stile sintetico e asciutto, ha sempre dato forma a un modo di esprimersi molto soggettivo preoccupandosi principalmente dei contenuti (= delle idee), a tutto discapito di una rappresentazione meramente realista, sia essa basata su una ispirazione derivata dalla natura o dagli oggetti circostanti; al contrario, ci racconta del sottile pathos che emana dalle cose o dalle situazioni, e ci suggerisce che in tutto il visibile esiste una parte a noi oscura che si riallaccia al mistero delle nostre fantasie, ossessioni, a volte angosce. Uno dei suoi tratti distintivi è sempre stato di tenere bassa la sua tavolozza, privilegiando colori tenui o spesso volutamente acromatici, con la precisa finalità di non distrarre lo spettatore dall’idea. Nelle recenti fotografie Messina si è spinto, ancora di più rispetto al passato, nei territori del simbolo, rafforzando questa sua scelta con un supporto di stampo filosofico e teoretico, ed ha realizzato foto in cui il proprio immaginario si manifesta nella scelta di figure ieratiche e inquietanti, plastiche e spesso intrise di un esoterismo onirico. (Claudio Spoletini)
a cura di Tiziana Di Bartolomeo

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