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Personale di Cristina Annino

dal 08 Novembre 2008 al 29 Novembre 2008 - Segnalato da Tiziana Di Bartolomeo
|

info:
Biblioteca P.P. Pasolini
V.le Caduti per la Resistenza, 410/b
06 45460521/06 5083275
dal 8 al 29 nov

pasolini@bibliotechediroma.it
ufficiostampa@espressionidarte.it

Ho conosciuto Cristina come poetessa e, per me, le sue poesie hanno bisogno di lei per essere appieno apprezzate, come il cibo servito da chi l‘ha fatto. Che un’artista già completa scopra di essere anche creativa con altri mezzi e linguaggio mi appare quasi come il biblico dono di parlare lingue ignote. Una sovrabbondanza di talento, certo, ma ciò che più importa è la circostanza che nelle poesie e nella pittura Cristina Annino si è trovata di fronte a una scelta obbligata. La sua intensa vita interiore prorompe e scava da sé la strada, non solo per quanto riguarda temi o atmosfere ma, in senso ben più originario, crea linguaggio.
Vorrei insistere sulla singolarità del fenomeno che Cristina Annino rappresenta come pittrice: è quasi inaudito esordire e farlo in un modo che, a chi non conosca la storia precedente, sembri il frutto di un cammino lungo. Ho l’immagine di Atena che balza adulta e già armata dalla testa di Giove.

Ogni sua tela è interessante come un racconto e nessuna storia già conosciuta potrebbe dirsi tale se già l’avessimo sentita: Cristina non “pesticcia” sul posto dove si è trovata a suo agio, si muove. A casa sua ha dipinto porte e credenze, mobili, cornici non per gusto arredatore ma perché forse da bambina avrebbe forse fatto lo stesso, se avesse potuto. Gode al dipingere come godeva a fare versi da piccola, gioca.
A paragone di questo profilo, pensiamo un momento cosa significhi “non” giocare, fare arte per programma o per calcolo. Sicuramente non ci si diverte, forse ad un certo punto le cose da dire diventano meno di quelle che effettivamente escono allo scoperto perché si è trascinati da un qualche obbligo col successo; insomma si produce, come in economia. Cosa resta di quella piccola profezia che ci si attende da ogni quadro?
Tornando a Cristina, la sua naturale tendenza ad invadere casa e vita con la pittura dà conforto a qualunque collega perché nessuno che faccia questa scelta di vita è mai veramente sicuro di non illudersi. Vedere che le immagini escono dalla sua mano come parole dalla bocca fa apparire naturale questa attività e di questo c’è molto bisogno perché ciò che si definisce come “arte” in questo momento è cosa assai sfuggente.
La stessa idea di fare una mostra è, a ben considerare, un azzardo. Il posto dove si creano occasioni di commercio e di successo è probabilmente un’utopia, un non luogo, un mito che attrae perché dà per certo quello che la ragione non concede. Fare oggi una mostra è una pazzia di spese e fatica, somiglia al gioco dei bambini che vogliono guidare una vettura e così spingono l’automobilina con i loro stessi piedi. Però…
Chi è spettatore di questa occasione d’arte non abbia da temere se la grande precarietà del viver pittoresco gli viene confidata. Sappia finalmente che tutto questo allestimento è per lui, per lei. Un momento che ha l’irragionevolezza ed è leggero come il gioco. D’altra parte, giocare è un privilegio che poi si perde da grandi.
Gianluca Tedaldi, ottobre 2008

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