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L'Africa si mostra.

dal 21 Marzo 2006 al 03 Aprile 2006 - Segnalato da Redazione
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info:
al 03.IV.2006 - personae&scenarios
Brancolini Grimaldi Arte Contemporanea, Via dei Tre Orologi, 6/A Roma, zona Parioli. Orario:tutti i giorni 14-20; chiuso la domenica. ingresso libero.
Info: 06 806093100

Dopo l’interesse mostrato dalla cultura europea d’inizio Novecento nei confronti dell’arte africana, e dopo decenni di oblìo, finalmente il vecchio continente riscopre la necessità di misurarsi sistematicamente con le ricerche artistiche made in Africa.L’inedita collettiva romana presenta quindi una duplice valenza: quella di far conoscere ad un pubblico italiano la giovane arte che proviene da questo paese e quella di favorire la riflessione sulla situazione controversa di una cultura che pare stretta a metà tra la volontà di rinnovarsi e quella di tenere in vita la propria millenaria tradizione.
La tensione contrastant che ne risulta, si riflette con tutta evidenza nelle fotografie di Lolo Veleko che indagano gli effetti invasivi della globalizzazione, vista dall’autore come fascio di indistricabili contraddizioni e al contempo come naturale e inevitabile risultanza della fusione tra popoli.
In un’ottica disillusa si pongono invece i lavori del giovanissimo Subotzky (classe 1981), fatti di volti e personaggi tormentati; quelli di David Goldblatt, splendidi paesaggi dal sapore metafisico, e di Hala Elkoussy, densi di storie di emarginazione e tragicità quotidiane.
Particolarmente interessante, e frutto di una riflessione su analoghe problematiche, il progetto di Malala Andrialavidrazana che nasce da un reale viaggio attorno al mondo, condotto dall’artista con l’obiettivo particolare di investigare gli spazi cimiteriali. Una serie caratterizzata da tematiche come le modalità di cura del defunto e le differenti attittudini che le diverse culture adottano di fronte alla morte. Argomenti dai quali è possibile partire per operare una ricostruzione ed un serio confronto delle rispettive identità.
Di tutt’altro segno le fotografie poste in installazione da Lara Baladi. Opere che, assieme, formano un grande collage dal clangore barocco capace –attraverso suggestive operazioni metaforiche- di proporre, in opposizione alla tormentata e scontata partecipazione ai drammi di una terra, una fuga lenitrice e anestetica all’interno dello spazio magico e ovattato della visione. Fuga che qui si attualizza attraverso una surrealtà tutta africana. Una possibilità di evasione nel passo avvolgente e lisergico della fiaba.

 

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