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Erwin Wurm: l'arte è ridere di sè.
dal 21 Marzo 2006 al 31 Maggio 2006 - Segnalato da Redazione info:
MACRO , Via Reggio Emilia, 54
Fino al 31 maggio 2006
da martedì a domenica ore 9.00-19.00, festività ore 9.00-14.00, chiuso lunedì
biglietto € 1,00.
Gratuito sotto i 18 e oltre i 65 anni
tel. 06 671070400 – fax 06 8554090 –
Il concettualismo comico di Wurm (la definizione è di Stephanie Cash) costituisce un potente detonatore della solida nozione di scultura cui si è comunemente abituati: nozione che lo stesso concettualismo degli anni Sessanta, va pur detto, aveva già messo in discussione sin dalle sue fondamenta, infilandosi però presto in un canone di nuova accademia.
Il piglio dell’artista austriaco, lieve e irridente, riesce invece a partire da rigorosi principi teorici -in primo luogo l’analisi del senso comune svolta dal già citato Wittgenstein- per riformulare i rapporti tra l’elemento vivente e quello oggettuale. L’obiettivo, neppure troppo occulto, è di riumanizzare una forma d’arte, come la scultura, che a partire dalle avanguardie novecentesche si è sempre più distaccata dalla sua originaria funzione di mimesi corporea per astrarsi in una purezza formale algida quanto incomprensibile ai più.
Anche le altre linee di ricerca del lavoro di Wurm, a ben vedere, si raccordano verso il medesimo risultato di una riappropriazione giocosa (ma non per questo meno seria) della forma scultorea, operando una riedizione di quello spaesamento sistematico di surrealistica memoria, adatta alla superficiale profondità contemporanea, in primo luogo con il ricorso a un metodico straniamento percettivo.
Mostra tutto ciò con evidenza l’allestimento nel cortile del MACRO, dove l’attenzione dell’osservatore è rapita ora da un camioncino piegato sinuosamente ad elle e appoggiato ad una parete verticale, ora da una fat house, una casa dalla struttura flaccida e debordante che ospita all’interno uno spiritoso video, in cui è la casa stessa a parlare per interrogarsi sulla sua natura di opera d’arte (ponendo al contempo curiosi interrogativi conseguenti: se una casa cicciona è un’opera d’arte, lo è anche un uomo sovrappeso?).
Ironicamente irridente di forme e percezioni stabilite, ogni opera rappresenta dunque un’occasione di riflessione infine filosofica intorno alle strutture del senso comune su cui anche l’arte si regge.