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Longanesi: “La fabbrica del dissenso”,
dal 16 Marzo 2006 al 08 Aprile 2006 - Segnalato da Redazione info:
Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
Sala mostre, piano terreno
Viale Castro Pretorio 105
Dal 15 marzo all’8 aprile,
ingresso gratuito
dal lun. al ven. h.10.00-18.00;
il sabato h.10.00-13.00
tel.06 4989344 – fax. 06 4457635
E' dedicata a Leo Longanesi (Bagnacavallo, Ravenna 1905 - Milano 1957) la mostra retrospettiva di Roma, dal titolo “La fabbrica del dissenso”, al via dal 15 marzo negli spazi della Biblioteca Nazionale Centrale.
Molti gli inediti e le curiosità inseriti nella rassegna, organizzata nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato per le celebrazioni del centenario della nascita di un versatile intellettuale d’eccezione, dalla graffiante ironia. Fra i documenti che saranno esposti al pubblico, anche originali e/o inediti, fra cui fotografie, lettere di Gabriele D’Annunzio, Giovanni Gentile e Giovanni Spadolini, le straordinarie caricature di Charlie Chaplin e Adolf Hitler tracciate dal talento di Leo Longanesi.
Leo Longanesi ideatore della comunicazione moderna: è il filo conduttore della mostra che illustra come Longanesi inventa e promuove a cominciare dagli anni Venti, giornali, periodici, volantini, calendari, cartoline illustrate e messaggi pubblicitari. E’ la commistione di parole e immagini del maestro di giornalismo, di cui questa iniziativa intende sottolineare le capacità di produrre e organizzare cultura.
Vivacità e apertura mentale caratterizzano una figura eclettica che spazia dalla letteratura e dalle arti, alla scoperta di talenti letterari, alle sfide alla censura, all’opportunismo e alla mediocrità.
Giornalista, editore e letterato, dunque, e poi disegnatore, grafico, pittore e sceneggiatore, firma il suo contributo anche nel settore del cinema quando, in anteprima, dedica nel 1933 un numero unico della rivista “L’italiano” al cinema in cui sostiene la necessità per i registi italiani “di gettarsi alla strada, portare le macchine da presa nelle vie, nei cortili, nelle caserme, nelle stazioni”. E’ l’annuncio della poetica neorealista del secondo dopoguerra.