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Simone Pellegrini - Stroma Superiore
dal 26 Novembre 2013 al 03 Dicembre 2013 - Segnalato da Giacomo Guidi info:
SIMONE PELLEGRINI
STROMA SUPERIORE
Milano, Spazio ViaDante14
Via Dante 14
26 Novembre - 3 dicembre 2013
Inaugurazione: martedì 26 novembre 2013, ore 18:30; sarà presente l’artista.
Ingresso libero
Informazioni: Tel./Fax: +39 02 91477463; Mob : +39 348 7474286
info@giacomoguidi.it
www.giacomoguidi.it
Martedì 26 Novembre la Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea di Milano è lieta di presentare la personale di Simone Pellegrini “Stroma Superiore” a cura di Martedì 26 Novembre la Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea di Milano è lieta di presentare la personale di Simone Pellegrini “Stroma Superiore” a cura di Alberto Zanchetta, nelle suggestive sale ottocentesche di ViaDante14, prestigiosa location milanese.
Lo stroma superiore, termine istologico dal quale Pellegrini attinge le suggestioni di questa sua mostra, racchiude in sé tutta la poetica dell’artista. Lo stroma – che costituisce la struttura di sostegno e supporto a un organo, un tessuto o una cellula – è qui inteso come ambiente dinamico e informe, come un talamo potenziato che sorregge matrici iconiche, un campo di forze in cui si contrappongono tensioni che determinano connessioni in grado di scuotere e stravolgere l'esistente.
Le opere di Simone Pellegrini rammemorano miti ancestrali e cosmogonici, sono un primigenio vagito della figurazione dove dialogano forme riconoscibili e altre che sembrano ancora in una primordiale fase di sedimentazione. L’impressione generale è quella di un universo in lotta per affermare la propria esistenza, che si dibatte per non rischiare di smarrirsi completamente nella composizione. La rappresentazione è infatti simbolica più che ottica, la prospettiva costruita su piatte profondità, l’impianto compatto e saturo; le figure brulicano all’interno della scena seguendo un andamento convulso, in continua metamorfosi, sciamando e moltiplicandosi fino a diventare completamente astratte.
Caratteristiche dell’artista sono le grandi carte da spolvero, laddove l’occhio si fa errabondo, inabile a cogliere la pienezza e la compiutezza dell’opera, giacché la vastità è proporzionale alla sua varietà. Queste carte lacere sembrano far parte di un’unica grande composizione che ci perviene smembrata e centellinata nel suo divenire, frammentazione in cui assistiamo allo sviluppo di alfabeti simbolici che reinterpretano un sapere accumulato nel tempo.
Nelle cartografie di Pellegrini l’immagine viene trasferita-stratificata sulla superficie, impreziosita dai toni del nero, del rosso e dell’ocra che sembrano ricollegarsi ai nervi, ai vasi sanguigni e linfatici che nello stroma (cioè l’opera) si sforzano di tenere assieme degli organi (ossia le immagini) sottoposti alle permutazione delle loro forme e dei rispettivi attribuiti. A ben guardare, la trama della composizione potrebbe essere formata da un tessuto connettivo che si dispone in modo difforme a seconda dell’organizzazione strutturale delle sue parti. Ancora una volta, e sempre più, l’opera di Simone Pellegrini ci appare pervasa da fremiti e istinti che intendono ridefinire l’uomo e il mondo.
, nelle suggestive sale ottocentesche di ViaDante14, prestigiosa location milanese.
Lo stroma superiore, termine istologico dal quale Pellegrini attinge le suggestioni di questa sua mostra, racchiude in sé tutta la poetica dell’artista. Lo stroma – che costituisce la struttura di sostegno e supporto a un organo, un tessuto o una cellula – è qui inteso come ambiente dinamico e informe, come un talamo potenziato che sorregge matrici iconiche, un campo di forze in cui si contrappongono tensioni che determinano connessioni in grado di scuotere e stravolgere l'esistente.
Le opere di Simone Pellegrini rammemorano miti ancestrali e cosmogonici, sono un primigenio vagito della figurazione dove dialogano forme riconoscibili e altre che sembrano ancora in una primordiale fase di sedimentazione. L’impressione generale è quella di un universo in lotta per affermare la propria esistenza, che si dibatte per non rischiare di smarrirsi completamente nella composizione. La rappresentazione è infatti simbolica più che ottica, la prospettiva costruita su piatte profondità, l’impianto compatto e saturo; le figure brulicano all’interno della scena seguendo un andamento convulso, in continua metamorfosi, sciamando e moltiplicandosi fino a diventare completamente astratte.
Caratteristiche dell’artista sono le grandi carte da spolvero, laddove l’occhio si fa errabondo, inabile a cogliere la pienezza e la compiutezza dell’opera, giacché la vastità è proporzionale alla sua varietà. Queste carte lacere sembrano far parte di un’unica grande composizione che ci perviene smembrata e centellinata nel suo divenire, frammentazione in cui assistiamo allo sviluppo di alfabeti simbolici che reinterpretano un sapere accumulato nel tempo.
Nelle cartografie di Pellegrini l’immagine viene trasferita-stratificata sulla superficie, impreziosita dai toni del nero, del rosso e dell’ocra che sembrano ricollegarsi ai nervi, ai vasi sanguigni e linfatici che nello stroma (cioè l’opera) si sforzano di tenere assieme degli organi (ossia le immagini) sottoposti alle permutazione delle loro forme e dei rispettivi attribuiti. A ben guardare, la trama della composizione potrebbe essere formata da un tessuto connettivo che si dispone in modo difforme a seconda dell’organizzazione strutturale delle sue parti. Ancora una volta, e sempre più, l’opera di Simone Pellegrini ci appare pervasa da fremiti e istinti che intendono ridefinire l’uomo e il mondo.