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mostra personale ANTONELLA CATINI a cura di Nori Zandomenego
dal 18 Febbraio 2006 al 18 Marzo 2006 - Segnalato da Luigi Minoci info:
Museo delle auto della Polizia di Stato Roma
Via dell’Arcadia 20 (EUR- Fiera di Roma)
Inaugurazione sabato 18 febbraio 2006 ore 17.45/19.45
La mostra resterà aperta fino al 18 marzo 2006
Orari di apertura: lun. - ven. ore 9,30-18,30 sabato ore 9,30-19,30
ingresso libero
Comunicato stampa
Sospesi nel punto più alto, dopo una corsa all’impazzata il piccolo vagone delle montagne russe si impenna verso l’apice dal quale precipiterà fulmineo verso un doppio giro della morte. In quella frazione di tempo in cui la parabola salita al vertice si prepara alla ridiscesa, il trenino, le emozioni, i battiti, subiscono un arresto. Consci di ciò che ci sta per accadere, nella salita al cervello della paura e nella sospensione del respiro concentriamo tutta la nostra vita, ogni emozione o sentimento provati. E’ questo che Antonella Catini ci presenta nelle opere inedite di questa esposizione.
L’artista in queste tele racconta un dramma stradale, un eccesso di velocità, lo schianto improvviso che conduce alla morte. Nelle opere il ricordo della corsa, la consapevolezza del capolinea, la fermata che decreta la fine, la scena nel suo risultato finale: sangue, rumore di impatto, odore della morte. Per questa mostra l’artista ha scelto di realizzare opere direttamente ispirate all’ambiente che l’ha voluta ospitare: il museo dell’auto della Polizia di Stato. Un lavoro che affronta il tema della strada, dell’alta velocità, degli incidenti, ma anche delle indagini che conducono alla risoluzione dei casi.
Attraverso le tele è possibile rintracciare una serie di indizi, come ci trovassimo davvero sul luogo di un incidente, e tra feriti, sangue, corpi senza vita, lamiere, impronte di pneumatici sull’asfalto e quant’altro, ciascuno di noi analizzasse i dettagli, ricostruisse gli eventi in base agli elementi che vede e rintracciasse le cause ed i colpevoli. L’artista ci concede la facoltà di scrutare la scena dall’angolatura che preferiamo, in questo modo ciascuno può individuare una propria chiave di lettura.
Antonella rimane esterna a tutto questo, in punta di piedi sceglie di tenersi in disparte ad osservare le emozioni che le sue tele trasmettono. Esterna sì, ma comunque presente, sottesa, vibrante, perché tra le gettate violente di colore, tra le graffianti spatolate che segnano solchi, tra la materia densa e corposa dell’olio, sotto a tutte quelle sovrapposizioni e tra tutti quei strati di pigmento, in ogni colore, luce, tono, ma anche in ogni trama e fibra della tela, ritroviamo lei. Un’artista ed una donna raffinata ed elegante, sicura ed ambiziosa per come si presenta, ma anche geisha sottomessa all’Estetica dell’Arte.
Ogni volta che percepiamo una forma, un colore, un odore, un sapore o un suono, richiamiamo dal magazzino della nostra memoria un ricordo e riviviamo per alcuni istanti quella stessa intensa sensazione trattenuta dalla mente. È dunque la proiezione di porzioni di memoria che ci porta a scorgere un paesaggio, un’architettura o una figura nelle tele per questa mostra.
L’artista non impone a chi guarda i suoi quadri una lettura orizzontale o verticale, una destra o una sinistra, un sotto o un sopra, quello che fa è limitarsi a suggerirci, oltre il limite fisico della tela, al di là del riconoscibile e dell’identificabile, del fisico e della materia, la speranza di una dimensione nuova, metafisica, astratta, mistica, divi