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Vittorio Sgarbi prova a bocciare il “Secondo Bacco” di Caravaggio

il 09 Aprile 2013 - Segnalato da Maria Soldati
|

info:
Indirizzo: Biblioteca Rispoli Piazza Grazioli 4, Roma
Data: 9 aprile alle ore 19:00
Ingresso libero

di Maria Soldati

È Caravaggio a insinuare discordia nel mondo dell’arte, questa volta facendo confrontare critici d’arte del calibro di Vittorio Sgarbi, Claudio Strinati, Maurizio Marini e Daniele Radini Tedeschi. Nel numero del settimanale Oggi del 3 aprile 2013 (pag. 88), Sgarbi, politico e critico d’arte, in un articolo da lui firmato dichiara che il “secondo Bacco” del Caravaggio presentato appena un mese fa in Vaticano, nello specifico a Palazzo Pontificio Maffei Marescotti, “è solo una copia...neppure coeva”. A scoprire il dipinto era stato poco prima di morire Maurizio Marini, considerato uno tra gli specialisti mondiali del pittore. Marini infatti aveva steso una lunga perizia in cui attestava che il Bacco era una seconda versione autografa del quadro degli Uffizi seppur in tal caso il Merisi fosse stato aiutato da un collaboratore, ma questo avveniva di frequente in quel periodo. Dopo la scomparsa di Marini nel 2011, la proprietà ha incaricato Daniele Radini Tedeschi, esperto d’arte, perito dei dipinti Antichi per la Casa d’Aste Antonina e autore di ben due monografie sul Caravaggio, di periziare l’opera. Lo studioso ha ribadito l’originalità del dipinto ulteriormente confermata da una successiva expertise a firma di Claudio Strinati, Direttore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e curatore della celebre mostra sul Caravaggio tenutasi alle Scuderie del Quirinale. Tutti e tre gli specialisti del Caravaggio avevano dichiarato lo stesso responso: “opera eseguita da Caravaggio e collaboratore”. Il dipinto quindi è stato presentato nell’ambito di una giornata di studi nel Palazzo Pontificio Maffei Marescotti ed esposto per sole due ore, dinnanzi ad un pubblico di interessati visitatori, alla presenza dei due conferenzieri Strinati e Radini Tedeschi. I tre autorevoli pareri tuttavia non hanno incontrato il favore di Vittorio Sgarbi, il quale seppur non presente all’esposizione del dipinto, stronca il secondo Bacco dalle colonne di “Oggi”, definendolo “copia fedele e senz’anima” e aggiungendo “ è difficile credere che Daniele Radini Tedeschi e Claudio Strinati ci credessero, mentre con la lodevole intenzione di promuovere il libro Caravaggio o della Vulgata, proponevano in conferenza stampa una nuova versione del Bacco di Caravaggio (...)” proseguendo“i due stimabili amici, improvvisati seriosi burloni, giravano intorno al vero problema...” e ancora “Esso (ossia il dipinto), palesemente, nell’incertezza di alcuni particolari, come il recipiente della frutta, è una copia, neppure coeva”. Pronta la replica di Radini Tedeschi: “Per fortuna il quadro era noto anche a Federico Zeri, che ne possedeva una fotografia in bianco e nero; da essa si più ben vedere che il dipinto sin da quella data mancava della parte destra, comprensiva di sfondo, calice e parte del recipiente con la frutta. Tutta questa area è stata aggiunta del restauratore che per motivi estetici l’ha realizzata ex novo. Il recipiente della frutta, sulla destra, che non convince l’amico Sgarbi, era ridotto a poco più che un brandello, quasi illeggibile, tanto che nessuno di noi vuole basare l’attribuzione su quel preciso punto. Inoltre sia io che Marini e Strinati non abbiamo mai parlato di totale autografia, ma di collaborazione tra Caravaggio ed un aiutante. Marini faceva il nome di Prosperino Orsi, Strinati ed io pensiamo forse al Galanino. Nonostante questa differenza di opinioni, che rientra giustamente nel confronto critico, tale occasione dovrebbe far luce sul “Laboratorio-Caravaggio”, ovverosia sul rapporto tra lui, maestro, e i suoi collaboratori, allievi. Questo laboratorio, di cui noi possiamo scorgere le tracce nei celebri doppi, è l’anello mancante tra il Caravaggio ed il caravaggismo, manfrediana methodus e così via per buona parte del Seicento. Inoltre, per concludere, bisogna sempre ricordare la lezione di Giulio Carlo Argan, a mio giudizio il più grande storico dell’arte del Novecento, il quale sosteneva che tale disciplina è un qualcosa che trascende la mera classificazione filologica basata esclusivamente sull’autografia: l’opera d’arte, oltre all’attribuzione, ha ben altre valenze...”. In queste ultime frasi si nota la lontananza dello studioso dal pensiero di Sgarbi che invece sostiene nel settimanale come la “totale autografia sia unico criterio di giudizio sull’interesse di un quadro”. Il “secondo Bacco” sarà nuovamente al centro della presentazione del libro “Caravaggio o della Vulgata”, di De Luca Editori d’Arte, che si terrà il 9 aprile alle ore 19 presso la Biblioteca Rispoli di Roma (Piazza Grazioli 4, Roma) ghiotta occasione per i presenti nel poter approfondire questo ormai pubblico “caso Caravaggio”.

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