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23 giugno 2011: Credevo nel Partito. A cura di Anna Maria Serci e Martino Seniga

il 23 Giugno 2011 - Segnalato da M.V.
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info:
Giovedì 23 giugno 2011, ore 17.00,
presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Palazzo Mattei di Giove (Via Michelangelo Caetani 32, Roma)

Avvincente come un romanzo, pur ponendosi nella memorialistica, “Credevo nel partito” narra le traversie umane e politiche d’un eroe moderno colto nel vivo della vicende storiche del Novecento, un comunista di seconda generazione. Umile d’origine, intelligente come pochi, Giulio Seniga, per gli amici "Nino", lombardo della bassa, come il suo amico Gianni Brera, incarna il modello del militante appassionato e disinteressato, che pensa alla politica nella sua accezione migliore. Critico nei confronti della politica di Togliatti e dello stalinismo, lascia il partito e le cariche di funzionario, il 25 luglio del 1954, scegliendo una vita priva di gloria e di carriera per dedicarsi fermamente alle lotte della classe lavoratrice, stando sempre dalla parte dei deboli e degli oppressi. Una scelta sofferta, ma necessaria, se s’immagina il contesto dell’epoca, se s’assume il Partito Comunista come “il padre” al quale non si può trasgredire, per non essere tacciati di ingratitudine, e di tradimento.

Un libro che piacerà ai giovani precari quanto ai giovani operai delle fabbriche globalizzate e alle donne, ancor oggi impegnate nelle battaglie per le pari opportunità. La parola d’ordine da seguire mentre lo si legge è: Ribellarsi è giusto, date certe condizioni.
Mettersi seduti dalla parte del torto, non sul principio del bastian contrario, ma su quello della crescita, del rinnovamento personale e politico per la costruzione d’un futuro migliore per tutti.

I saggi di Maria Antonietta Serci e Martino Seniga consentono di inquadrare e attualizzare la figura di Seniga all’interno di una ricostruzione storica originale, resa possibile dalla riorganizzazione del vasto archivio lasciato da Seniga alla sua morte, avvenuta nel 1999.

Anna Maria Serci, la curatrice dell’archivio, ha accompagnato e riordinato con sapienza, originalità e sintesi un lavoro durato oltre tre anni. Se ne ricava uno scritto inconsueto, un incontro fortunato tra “l’archivista” e “l’oggetto della sua ricerca”. La capacità è stata quella di rendere i “frammenti”(i mille foglietti con sopra gli appunti) un unico corpo e restituircelo carico d’utili osservazione ed analisi, come nel caso del capitolo su l’archivioterapia.

Martino Seniga, autore de Il coraggio della verità. Dieci domande su mio padre indossa gli abiti del giornalista d’inchiesta – è la sua professione – indaga su domande che ha sentito farsi fare, e su quelle che ha ascoltato o letto sul conto di suo padre nel corso del tempo. In tal modo oltre a dare risposte alle tante domande, fornisce un ordine cronologico ai fatti ed agli accadimenti storici del tempo. Il suo assunto è, come da citazione iniziale Il coraggio consiste nel ricercare la verità e nel dirla (Jean Jaurès).

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