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"Non stiamo qui a pettinare le bambole" di Roberto Silvestrini Garcia
dal 25 Maggio 2011 al 17 Giugno 2011 - Segnalato da Annalusi Rapicavoli info:
Galleria Whitecubealpigneto - Roma, via Braccio da Montone 93
Opening “NON STIAMO QUI A PETTINARE LE BAMBOLE”, di Roberto Silvestrini Garcia:
mercoledì 25 maggio, ore 19.00
Durata della mostra: dal 25 maggio al 17 giugno 2011
Orario di visita: dal martedì al venerdì ore 18.00/20.30 (o su appuntamento, tel. 334 2906204) – ingresso libero
Artefice del progetto, la Galleria Whitecubealpigneto che, traendo ispirazione da Malevich, mette a disposizione il proprio
spazio: un quadrato bianco e uno sfondo bianco che si lasciano modellare di volta in volta dall'opera dell'artista.
Sesta e ultima mostra del ciclo è NON STIAMO QUI A PETTINARE LE BAMBOLE, progetto artistico in cui Roberto
Silvestrini Garcia invita a riflettere sul 6° Obiettivo di Sviluppo del Millennio: combattere l’HIV/AIDS, la
tubercolosi, la malaria e le altre malattie infettive.
Il testo critico è di Sguardo Contemporaneo. Media partner dell'iniziativa sono Radio Popolare Roma, MarteLive e Iscos Cisl.
Roberto Silvestrini Garcia, artista e designer venezuelano, da molti anni opera in Italia ed è apprezzato per l'originalità delle
sue creazioni. La mostra ripercorre tre momenti dello studio condotto dall'artista sulle bambole, scovate nel luoghi più
diversi – a Napoli tra il pattume, ad Amburgo in un'elegante vetrina e a New York – e trasformate, riassemblandone i pezzi,
in oggetti di curiosità e di un desiderio malsano.
La mostra gioca, oltre che con il mutare delle bambole, con la trasformazione dello spazio espositivo in scatolacontenitore,
che rende lo spettatore parte integrante di questo gruppo spietatamente smembrato.
«Le bambole di Silvestrini Garcia frantumano l'immagine comunemente condivisa di bambola innocente e bella. Le
sue bambole non parlano di dolcezza, ma urlano disperate “guardate come siamo ridotte!” - commenta Rossella
Alessandrucci, direttrice artistica della Galleria Whitecubealpigneto e ideatrice del ciclo di mostre “Il Prossimo Mio” -
Attraverso l'esibizione di parti del corpo, membra e teste di bambole contenute in scatole di cartone, l'artista
denuncia l'uso esclusivo del corpo come icona del desiderio, in cui tutto può essere modificato e l'unicità dell'essere
umano viene sacrificata alla logica dei pezzi di ricambio... con tutto ciò che questo comporta sul piano socio-culturale e,
non ultimo, sul piano della salute personale».